Hanno condiviso le mie parole

giovedì 2 febbraio 2012

APPUNTI


Era già un pò che ci riflettevo, non mi decidevo a partorirlo, ma la mia recente permanenza in Italia mi ha permesso in un certo senso, di solidificarne la percezione. Un articolo scritto linguisticamente male e impulsivamente. Vorrei proporvi una riflessione sulle prospettive di scopi di vita dal punto di vista dei rapporti umani e di sessualità fra due (o più persone per alcuni) adulti, indipendentemente dal tipo di tendenze sessuali (che siano etero / bi / omo / lesbo / ts / tg). Questa mia masturbazione mentale vuole andare a discutere publicamente (e sì... sono propio una esibizionista nata) un tipo di ‘visione di coda’ (per parafrasare), se preferite, sulle aspirazioni sociali individuali in questo campo, e quanto essi possano essere coscenti delle scelte (se di scelte si puo’ parlare) che strutturalmente possono proporsi, all’interno di certe restrizioni socio-culturali. Spesso su siti di ‘dating’, in un contesto vanilla, individui maturi e consensienti, tendono a riscontrarsi a scopi di tipo romantico-sentimentale (anche se il fattore sessuale rimane proporzionalmente forte sopratutto dal punto di vista maschile). Ma il mio punto interrogativo appare particolarmente rivolto a siti BDSM ed è di carattere più complesso... rispetto alla natura lineare del fenomeno on-line dating vanilla. Che scopo si prefiggono i membri inscritti a tali siti?  Al di fuori della realtà di persone sposate che ricercano ‘distrazioni’ o ‘realizzazioni’ di tipo D/S o erotico-sessuale, o di coppie gia’ fisse in fase di sperimentazione, gioco o espenzione del nucleo D/S, vorrei guardare in particolare al fenomeno ‘singles’ (e per singoli non intendo solo non sposati ma anche divorziati, vedovi, genitori singoli, eccetera ed eccetera).  Come donna singola, quando parlo con uomini singoli (di qualsiasi ruolo) sembra esserci sempre un presupposto da parte loro, che come donna possa mirare ad un accoppiamento permanente o addirittura al matrimonio. Ora parliamo dello stile di vita BDSM.  Forse uno dei punti più liberatori dei rapporti D/S è propio nell’abbattere le costrizioni sociali e le loro relative aspettative morali, sia in rapporti di carattere sessuale che interpersonale. In generale molti praticanti del BDSM, in forma piu’ leggera o ‘di gioco’, lo vivono come una pratica erotica e di ruoli semi permanenti d’applicare idealmente in un contesto di eventuali relazioni di coppia/e che possono (o no) eventualmente legarsi sentimentalmente. Altri invece ricercano la sperimentazione dei rapporti D/S in modo piu’ intenso, ma per i singoli rimane sempre l’eventualita’ di rapporti più duraturi. Tanto che molte donne (e non solo) vengono accusate di usare il BDSM a fini sentimentali. Ma la verità, dal mio punto di vista di donna, è molto più complessa. Spesso sento uomini chiedersi “chi sono le donne che accedono al BDSM?”. Prima di tutto non credo appunto, che questa sia in effetti una critica che si possa fare esclusivamente rivolta al femminile. Molte Mistress, esperte ‘lifestylers’, lamentano spesso di aver a che fare con uomini di natura sommissiva che vogliono ‘legarsi’ in modo permanente (parliamo di legami di carattere legale: matrimonio). Molti sommissivi infatti, quando non riescono ad ottenere tale concessione da donne di natura dominante, vanno a nascondersi spesso (e personalmente ne ho scovati tanti...) su siti di altro tipo... da quelli vanilla a quelli per BBW, etc..., nella speranza di soddisfare il loro bisogno di ‘appartenenza’. ‘Guidano da sotto’ cercando di manipolare altre donne, in un bisogno puramente egoistico. Sottolineando questo fenomeno (molto più frequente di ciò che si possa pensare), non sto cercando di generalizzare sull’essere sommissivo maschile, ma prendo in considerazione che il numero di ‘nascosti’ (di vario tipo ovviamente e in senso di non ‘apertamente’ dichiarati) su altri siti, è estremamente alto (questo vale anche per uomini dominanti anche se in numero minore). In ogni caso questo è un fenomeno prevalentemente maschile di cui non voglio per ora discuterne l’etica. Le donne sembrano avere meno problemi socio-culturali e tendono a non nascondere la loro natura sottomissiva o dominante (ovviamente non entrando nei dettagli di certe pratiche sessuali o D/S).
Perche’ queste mie osservazioni? Parliamo di aspettative sociali. Non ho intensione di mettere in discussione il ‘bisogno di appartenenza’ (anche se sicuramente e’ un tema molto interessante) o di ‘sentirsi sicuri’, che per molti viente automanticamente associato con l’idea di ‘sistemarsi’. Ma sono queste aspettative reali? O sono solo una ‘visione di coda’ di cio’ che potenzialmente un essere umano puo’ o non puo effettivamente realizzare? Per ‘visione di coda’ indendo aspirazioni che sono gia’ prefissate o socialmente costruite, che non nascono spesso dalla nostra vera identita’, ma da un volere costruito socio-politicamente nel nostro subconscio, da strutture e sovrastrutture storiche-culturali delle nostre societa’ patriarcali. Desideri non razionali, ne’ personali, ma strutturalmente insediati nel nostro essere ‘socialmente costruito’. La realtà si sa, è realtà per alcuni e fantascienza per altri; e’ fantasia per molti aspiranti o oltresi’ palpabile per chi la vive; e’ dimensione esistenzialistica per molti e illusione per altrettanti. La realta’ vissuta e’ diversa spesso da quella che si vuol costruire e diventa tale solo quando ci si riesce. 
Non avendo una predisposizione di credo moralistico-religioso, non ritengo ‘il sistemarsi’ o matrimonio, un legame di natura ‘sacrale’ fra partners, nè necessaria di per se. Ma, semplicemente una costrizione socio-economica all’interno di strutture socio-politiche createsi in periodi pre-postindustriali. Non ho mai negato di essere una femminista ed attivista politica e religiosa (in un contesto non teistico essendo Buddista), ed il BDSM non ha mai rappresentato per me una sorgente di conflitto nelle mie attivita’ e/o valori etici ed intellettuali. Anzi devo dire che con il passare del tempo, l’esperienza, il confronto diretto (grazie alla presenza di menti eccezzionali all’interno del lifestyle) e lo scambio d’opinione, le mie considerazioni si sono rafforzate.
Mi chiedo il perche’ di questa ‘ossessione sociale’ per il matrimonio, come istituzione ‘da salvare’ o ‘da difendere’, o addirittura a cui ‘aspirare’. Non che il matrimonio non abbia rappresentato, sia per le donne che per gli uomini, una forma di sicurezza socio-economica nella storia umana; sia per individui consensienti (e non!), che per gli altri membri di una famiglia (prole, parentame acquisito e vario, riconoscimento di genesi al difuori del contratto matrimoniale, etc...). Ma nelle nostre attuali società di carattere post-industriale, questo tipo di necessità sta andando a scomparire.
In realta’ la ‘famiglia nucleare’ è in declino. La famiglia estesa è già storicamente scomparsa (nel contesto di valori sociali) fin dall’avvento dell’industrializazione nel mondo occidentale. Ed ora il declino delle nascite e l’aumento del fenomeno ‘single’ o ‘genitori singoli’ e ‘new single’ (divorziati –separati – vedovi anziani soli) ha raggiunto livelli sociali mai manifestati prima nella storia umana. Molti tendono a reaggire a tali dati con paura ed orrore rispetto alla prospettiva di un collasso socio-strutturale e stabilità morale (si ritorna qui alle discussioni sul controllo politico-sociale o predeterminazione sociale, gia’ proposte negli anni 60-70). Tali incertezze e paure d’instabilità si manifestano individualmente, direttamente nella mente di molti, e indirettamente scegliendo un approccio alla questione, in termini spesso molto conservativi. Ma personalmente, tendo a guardare a questo fenomeno come la manifestazione evolutiva di sintomi rivoluzionari all’interno dei rapporti personali e sessuali fra esseri sensienti di natura sociale. A chi il matrimonio (come riconoscenza sociale) è vietato, lo rivendica come battaglia politica (ed economica): vedi vari movimenti gay, comunità transgender, etc... A chi invece viene proposto come scopo finale di realizzazione personale (in termini morali – sociali ed economici), porta serie riflessioni personali.
I ‘singles’ del ventunesimo secolo, hanno la liberà personale di manifestare più apertamente la loro ‘indipendenza individuale’, molti non ispirano ad avere prole (la maggioranza non la prende neanche in considerazione se non oltre la mezza età e solo all’internso di certi canoni economici), e molti francamente, sono più interessati oggi giorno, alla carriera, al viaggiare, a gli amici (la nuova famiglia urbana), all’esplorare se stessi e la vita in generale piuttosto che formare famiglie. Di fatto rimane però l’esigenza dei rapporti sessuali e sentimentali. Ma allora, ancora di più, come BDSM lifestyler, cerco di capire come mai questa ‘illusione’ della sicurezza nel matrimonio, rimane presente in molti praticanti BDSM (di qualsiasi sesso e ruolo).
Il relativismo culturale anche in questo caso e’ evidente. Se si guarda a società anglosassoni, dove l’impatto dell’industrializzazione è stata maggiore, possiamo vedere che nel periodo post-industriale, la struttura in se stessa dei legami matrimoniali (come simbolo di sicurezza socio-economica) è chiaramente crollata. L’impatto emotivo e sentimentale dell’essere ‘riconosciuti’ socialmente in parte rimane tutt’oggi, ma certo non determina più nè i rapporti sessuali, ne’ rappresenta l’ispirazione finale di donne e uomini in generale. Le nuove generazioni sopratutto, vivono (cominciando ad eta’ sempre piu’ tenere) uno stato di liberazione sessuale-morale che spaventa persino le generazioni piu’ ‘liberate sessualmente’ degli anni 60-70. Non si riscontrano piu’ in valori di costrizione socio-morali che possano giustificare la repressione delle attivita’ sessuali (anche se principalmente di carattere vanilla). Il boom del feticismo e la sua massificazione commerciale ne è propio l’esempio pratico. Il sesso in se stesso sta diventando, in tali società, praticamente ‘noioso’ (‘boring’ come spesso viene definito) e al difuori delle classi lavoratrici (blue collar), la nudità ormai non interessa piu’. Basta accendere la televisione per trovare programmi serali, su canali nazionali terrestri, di pratica sessuale, sul S/M, sul D/S, etc... Basta entrare in un bar, fare speed dating, o incontrarsi in un party, ed altri luoghi publici, le attivita’ di carattere sessuale (il semplice scopare) non mancano di certo, indipendentemente dalle apparenze e gusti. Le repressioni di carattere sessuale sono limitate solo dall’esperienza individuale, la crescita e la capacita’ di relazionarsi, comunicare con ‘l’oggetto sessuale’, o sapersi lasciare andare (naturalmente o sotto l’influenza di alcol o droghe). 
E’ propio in queste realtà post-industriali che nasce la massificazione del fetish... Si va’ oltre il semplice ‘facking’, si cerca la fantasia, l’esternalizzazione dei propri fetish, ci si sofistica rispetto ai gusti sessuali. Il BDSM, ch’è sempre esistito, è ora sempre piu’ ricercato e messo allo scoperto (nelle sue forme piu’ leggere), discusso e consigliato da sessuologhi e councellors. Senza confondere il feticismo con il BDSM, sempre piu’ donne sanno coscientemente che la loro sessualita’ è più libera, o è cambiata (nel caso di donne piu’ mature). Non-ristrette da contesti morali-religiosi, prendono l’iniziativa (individualmente o collettivamente) nell’esplorare o sfruttare le loro capacità sessuali che le porta a viversi con gioia (o dolore se preferiscono) la loro tendenza di ruolo al difuori del convenzionale razionale. Questa nuova posizione di controllo di scelta sessuale le rende oggi sessualmente protagoniste attive e non passive, nei rapporti interpersonali con il propio sesso, il sesso opposto, o il terzo sesso. 
In effetti si sa bene che nelle società occidentali sono sempre più gli uomini che stanno affrontando la grande crisi d’identità del loro ruolo sociale. Vedi in referenza, quanto i rapporti donna-uomo siano cambiati radicalmente e gradualmente negli ultimi 30 anni, propio alla base delle interazioni fra i due sessi; vedi il nascere di gruppi per uomini di supporto emotivo e sociale, etc... Nel subconscio di molti però, rimane un senso di vuoto, o mancanza di visione di se stessi rispetto al futuro. Molti non trovano risposta. Se non al matrimonio, a cosa si mira?
Ora parliamo delle culture latine e piu’ specificatamente quelle mediterranee. Troviamo un’evoluzione simile nei suoi sintomi, anche se la presenza di valori forti socio-culturali non hanno permesso (in società comunitarie forti) quelle manifestazioni pratiche piu’ urgenti, che si sono invece instaurate in società di tipo post-industriali. Le culture latine avendo subito meno l’impatto della rivoluzione industriale, e avendo avuto realtà familiari e comunitarie più forti (campanillismo, comunita’ parrocchiali, circoli sociali ed altro), hanno sempre represso sessualmente attivitàdi sperimentazione individuale. Oggi giorno però, il fenomeno fetish e il BDSM, è anche qui in crescita a pari passo con l’accrescere dell’importanza o percezione dell’individuo al disopra dei valori comunitari e/o di accettazione collettiva, e diventa gradualmente più forte. Propio ultimamente in Italia, ho osservato chiaramente quanto nel carattere dei rapporti D/S, il fattore rabbia, repressione, tensione, sia presente. Molti sommissivi (sia donne che uomini) vogliono essere controllati con violenza, cercano lo scontro, manifestano rabbia e resistenza sia fisica che verbale. Per i dominanti in gioco, la capacità di giostrare tali espressioni di sessualità repressa, è diventato il fattore stesso della loro capacità di dominare e del loro stimolo sessuale. 
Questo tipo di manifestazione di ‘resistenza attiva alla sottomissione’ (del tipo “ti dimostro che non sei capace di dominarmi - ma spero in effetti che tu lo sia”) anche se attivamente e passionatamente cercata, è un fenomeno prettamente latino, in quanto in un contesto anglosassone, quello che i latini ritengono imperterrito in rapporti freddi, non emotivi o addirittura passivi, è in effetti basato su di un tipo di esperienza sessuale molto meno repressa che quindi vive i rapporti D/S in modo piu’ distaccato, riflessivo e controllato. 
Questo non è affato un giudizio di carattere competitivo o qualitativo fra due realta’ sociali cosi’ diverse. Lungi dall’essere un esercizio di comparazione, vuole semplicemente essere una costatazione appunto, di relativismo culturale presente nel BDSM. Ora chiaramente si puo’ essere discordanti con questa mia analisi [e in questo caso vi sarei immensamente grata se mi date la possibilità di confrontarmi con altri rispetto alle mie osservazioni, sia contattandomi personalmente o se preferite proponendo il vostro punto di vista in forum e altri mezzi di discussione], ma cio’ che rimane di fatto e’ che l’illusione dell’accoppiamento stabile di due individui in termini di legalizzazione sociale, rimane comunque un punto forte nella necessità di molte persone (in modo particolare nel mondo latino) con cui ho avuto l’onore d’interragire. Anche se spesso questi stessi individui, hanno poi ammesso che il matrimonio non li ha limitati nelle loro attività di carattere D/S extracogniugale.
Insomma, il latino anche se romantico e passionale, tende a nascondersi di più, è più teso, circonciso, represso nel viversi la propia natura sessuale o di ruolo. C’è una forte presenza di paura di giudizio sociale, di ‘oscurità dei rapporti non vanilla, e il permanente bisogno finale (uno scopo visionario di coda) di pensare al matrimonio come punto di arrivo a lungo termine. La passione latina, il romanticismo Italiano, si trasforma spesso nei rapporti D/S in rabbia. Lo scontro del soggiocare o farsi soggiocare. Il bisogno di manifestare irrispettosità sia verbale che fisica. Il D/S diventa un modo per fare esplodere queste repressioni sociali e sessuali. Non parte come nei paesi anglosassoni, da una liberazione sessuale o ‘annoiamento’ sessuale, ma dall’opposto. Da un bisogno di scappare dal controllo sociale, dal giudizio comunitario. Il bisogno di sentirsi libero come individuo nello sfidare e farsi sfidare... nel ribellarsi al ‘dovuto’, ‘l’aspettato’, ‘l’accettabile’. Il bisogno appundo di liberare la propio natura (in ogni suo ruolo). In tutto questo, la manifestazione del passionale in D/S, e’ appunto molto intensa.
Ma allora, perche’ continuare a guardare all’istabilita’ del matrimonio (come istituzione vanilla) come se fosse l’unica forma di possibile sicurezza e forza emotiva ed economica. Chiaramente non è nè l’uno, nè l’altro. 
Dal mio punto di vista, si potrebbe parlare principalmente di una mancanza di visione di se stessi. Una mancanza di alternativa culturale o forte contro-cultura se preferite (dove le nuove idee e realtà sociali nascono). Come donna questo e’ un tema che ho dovuto affrontare (volente o dolente) nella mia vita personale. Sono scappata dalla soglia del matrimonio per ben tre volte (e come si suol dire, praticamente ‘sull’altare’ – anche se altari non ce n’erano). Passata la fascia fra i venti e i trent’anni, anche il desiderio di avere figli e’ scomparso. Desiderio biologico che si e’ dimostrato vuoto e impersonale (in effetti non ho mai voluto razionalmente figli - ma solo d’istinto e per brevissimo tempo). Come donna ho dovuto affrontare quei grandi quesiti esistenziali del ‘ma io che voglio?’ ‘Come e dove mi vedo in futuro?’ E’ diventato sempre piu’ chiaro, nell’osservare la mia mente e il mio cuore, che tutte quelle sofferenze illusionarie dell’essere ‘single’, in effetti erano tutte basate su paure e carenze affettive, aspettative appunto gia’ costruite per me, non su scelte razionali. L’aspettativa sociale dell’ ‘essere realizzato’ come individuo (in particolare in riguardo alle donne) si e’ manifestata tutta e inesorabilmente fino in fondo. Fino a svanire gradualmente (in un certo senso anche grazie all’apparire del BDSM), per essere rimpiazzata da un bisogno di ‘essere donna’ prima di tutto, pienamente, e come essere completo (indipendentemente da una possibile realta’ o no di moglie e/o madre). Ho scoperto di me stessa, che non aspiravo affatto al matrimonio, ne’ ai figli, ne’ alla perfezione sociale. Aspiravo ad essere imperfetta, felice e ad essere semplicemente io. Come essere umano e come essere femminile. Tutte quelle congetture sociali, culturali e morali che mi trascinavo dietro, sono svanite. Non ho piu’ sentito la restrizione socio-culturale impostami come donna, in un ruolo non mio: e cioè nè di sposa, nè di madre. Ma nel mio caso, si e’ manifestata invece, nell’essere Mistress (o piu’ raramente devota). In ogni caso, la mia ‘visione di coda’ nell’iniziare rapporti D/S (casuali o a lungo termine, regolari o irregolari) non è quella di restringerli e incanalarli verso uno scopo illusorio, ma di liberarli da ‘scopi’ e viverli per ciò che sono, profondamente e intensamente, fino ai loro possibili limiti. 
Una volta le donne come me, sarebbero state bruciate vive, linciate, o marcate come ‘puttane’, esseri pericolosamente immorali. Ma oggi giorno l’essere un individuo assertivo, libero sessualmente, confidente e determinato nei suoi approcci, è diventato invece un sinonimo di forza di carattere, stabilità, affidabilità e avvolte di leadership (in termini di responsabilità sociali e quotidiane). Ma allora perche’ non viversi la propia condizione umana fino in fondo, in modo piu’ creativo, costruttivo, risolutivo, onesto e fondamentalmente pioneristico? Il beneficio di viversi con ‘onestà brutale’ (come viene spesso definito in linguaggio D/S) la propia natura, è propio nel riconoscere che non abbiamo bisogno di un ‘riconoscimento’ socio-strutturale per il tipo di realta’ D/S che vogliamo viverci. Si puo’ essere ‘single parent’, non legati, etero, bi, gay, lesbo, tg etc... ed essere completi nelle nostre attivita’, indipendentemente dal matrimonio (almeno che non strettamente necessario per motivi pratici e razionali). Viviamoci i legami D/S, emotivi, sentimentali, di coppia, d’incontro, di gioco, di sessione, etc... così come siamo (belli, brutti, grassi, magri, alti, bassi, ricchi, poveri, intellettualmente, sessualmente, etc...), senza attaccarci a valori socio-morali che in effetti non rispecchiano la realtà dei nostri bisogni come esseri sensienti liberi. Il D/S e’ indipendente dall’innamoramento temporaneo e i legami, quando si manifestano sono intensamente piu’ profondi. Indi vorrei invitare tutti a fare la scelta cosciente di rispettare la natura degl’individui che giocano, interaggiscono in termini D/S, indipendentemente dai ruoli, dal riconoscimento sociale, o dal convoilgimento sentimentale. Poi chi ha bisogno di sposarsi finira’ per farlo, e chi non ne ha veramente bisogno per carità non lo faccia (!) Il senso di sicurezza non nasce dal matrimonio.
Lo so, lo so, questa e’ solo una ‘visione di coda’... ma è la mia.
Vostra...

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