Hanno condiviso le mie parole

lunedì 10 giugno 2013

io non ti amo perchè ho bisogno di te ma ho bisogno di te perchè Ti amo
Sentire la sua voce fu come dare corpo a quella sensualità che desideravamo e che scoprivamo così bene attraverso le parole scritte. A volte ti fai un’idea della voce che potrebbe avere una persona. Tanto per pensarla, insomma. Ti chiedi che voce avrà? Inflessione dialettale, morbida come velluto, sensuale, argentina e squillante, affrettata, pacata? Non me lo ero mai domandato, non perché non avevo la curiosità di scoprirlo, ma solo perché io stesso non sapevo dare una voce all’erotismo. Era un po’ come restare sospesi tra cielo e terra.
Era bello desiderarla e non fare nulla di eccessivo per osare, per farle capire quanto io la volessi, quanto il suo essere femmina era scatenante per me. Le sue labbra erano stupende, la sublimazione del desiderio: carnose e volitive, disegnate senza fretta da chi l’aveva creata donna, come se per quel disegno di sogno fosse stato scelto un esperto pittore.
Le storie particolari si trascinano in modo particolare, hanno picchi particolari, momenti particolari. Le storie particolari non vanno consumate in fretta, non possono essere usate solo per sfamarsi di passione.
Non ho mai cercato nulla in te, Dio lo sa, se non te; desideravo semplicemente te, nulla di tuo.
Non volevo il vincolo del matrimonio, né una dote. Mi sforzavo di soddisfare non la mia voluttà o la mia volontà, ma le tue, come sai. E se il nome di moglie sembra più santo e più importante, per me è sempre stato più dolce quello di amica o, se non ti scandalizzi, concubina e persino prostituta.
(Abelardo ed Eloisa - Lettere)


sempre! che parola tremenda. mi dà un brivido ogni volta che l'ascolto. le donne hanno la mania di usarla: sciupano tutto ciò che vi è di romanzesco tentando di farlo durare per l'eternità. e, per di più, è una parola senza senso. la sola differenza tra un capriccio e una passione che occupa l'intera vitaè questa: che il capriccio dura un poco di più.
[Oscar Wilde - il ritratto di Dorian Gray]


martedì 4 giugno 2013

come arpa birmana ho concesso le mie corde a chi ha saputo, da subito, non solo riconoscerle e suonarle, ma riuscire a cavare da quel difficile strumento una melodia inimmaginabile

lunedì 3 giugno 2013

FANTASIE

Mi hai semplicemente dato un ordine: le spalle tienile di fronte alla porta e non parlare. Nessuna parola Elena. Terrai gli occhi chiusi. nessuna parola.
Sono arrivata da te che la testa era in fermento. Ronzava che sembrava un moscone dentro una bottiglia vuota. Ronza e non troverà mai l'uscita.
Non indosso biancheria intima e già questo per me significa eccitazione.
Lo sai bene e infili una mano per sentire quanto sono bagnata. Mi bagno ancora di più al tuo contatto, come se si sciogliesse il burro accanto al fuoco. Sulla porta mi sollevi i capelli, lentamente, mi annusi e baci più volte il mio collo. Diventano piccoli morsi quei baci e continui a frugarmi in cerca di un piacere che è appena iniziato. Una benda di seta copre i miei occhi. Non sapere che succederà mi da un brivido dalla nuca alle reni. Sorrido nel sentirti sistemare la benda. Mi guidi per mano e mi fai piegare. Tocco qualcosa di morbido e caldo. Sembrerebbe una gamba di uomo. Nessun rumore solo una specie di respiro profondo. Mi lasci la presa e non dici niente. So che osservi.
Comincio a sfiorare la persona che ho davanti e capisco che è seduta, le avvicino il volto per capire che odore ha, che sesso , prima di toccare con mano l’incontestabile. I miei capelli mi seguono e accarezzano la pelle sconosciuta. Sento un sospiro maschile. Non è il tuo. Comincio a sfregare la faccia ma non sul suo sesso, pelle contro pelle.
Nel frattempo accarezzo le sue gambe, sentire come si contraggono i suoi muscoli al mio tocco è meravigliosamente eccitante. Qualcuno mi solleva la gonna da dietro, sei tu, e mi tocchi di nuovo, sembra quasi che tu voglia controllare se sono bagnata, come per tastare il mio
grado di eccitazione, tenerlo sotto controllo, gustarlo per cavarne tu stesso piacere.
Mi sento una mano sulla testa che spinge verso il basso. Docile comincio a leccare un cazzo già eccitato oltre misura. Non so a chi appartenga, non so nulla di quello che accade, so solo che mi eccita da impazzire, mi fa perdere ogni pudore, ogni freno.
La mano sulla mia testa... nè troppo pesante, nè troppo leggera, sa guidarmi, come se conoscesse la forza e la dolcezza. Adoro quando la mano di un uomo mi da il ritmo sulla testa.
Ingoio il cazzo. Lo faccio uscire ma lo tengo in mano, muovendolo, intanto gioco con i suoi testicoli, li lecco, li mordo leggermente, infilo il naso tra le sue gambe fino a sentire come le apre, come si spalanca davanti a me, lecco e sento il suo, lo solletico, gioco sapendo da come pulsa il suo sesso come lo sto eccitando.
Il suo cazzo nella mia mano si muove da solo. Sempre più grosso.
Non so se quell'uomo mi vede o se è bendato, non mi interessa molto a dire il vero. Quel ronzio che avevo nella testa non smette... il moscone nella bottiglia continua a sbattere senza sosta contro le pareti di vetro.
Mi chiedo che cosa stia facendo il mio Signore, padrone della mia mente ed ora del mio corpo. Non lo sento più. Non parla e non si muove. Non mi tocca. Mi fermo, annuso l'aria, cerco ogni minimo rumore per decifrare la sua presenza, per capire dov’è.
“lLccalo” mi sento dire e la sua mano, adorata mano, mi abbassa la testa sul cazzo sconosciuto.
Lecco. Ingoio fino alla gola, fino a sentire dei conati e mi bagno come una cagna in calore pronta per essere montata. Il mio padrone mi masturba la fica, le sue dita scivolano, toccano, cercano, dilatano, prendono. sono così folle di piacere che vorrei sentirla tutta la sua mano, entrare dentro di me... esplorarmi... sentirmi scoppiare piena di lui. Ma non entra con la sua mano, sa che mi fa morire, che mi piace quando mi prende così. Ma aspetta, il tormento è piacere, il desiderio di aspettare è orgasmo che è iniziato sulla porta e non vuole smettere.
Ricomincio a leccare, colo saliva sul cazzo ed espongo il culo al mio padrone, lui lo sta preparando. Esplode il mio orgasmo, non ricordo quanti sono stati in pochi minuti, non li conto... so solamente che sto godendo senza fermarmi. 
“No piccola” dice”non ancora. Lecca per bene su, apri la bocca, fallo sborrare come sai fare, avanti, su, fagli vedere com’è brava la mia cagna, la mia troia” le sue parole mi scatenano, non capisco più che sto facendo, sento solo delle sue mani che mi toccano ovunque e capisco che l’uomo a cui sto leccando il cazzo è legato alla sedia, che non può toccarmi o non vuole o non gli è permesso dal mio padrone. Finalmente lui sborra sul mio viso, mentre la mia lingua bagna ogni centimetro dell'inguine di quello sconosciuto e la sua sborra cola dai miei capelli e in quel momento sento penetrare il mio culo, si apre come un fiore al sole. Lo sento entrare, spingersi dentro... forzarmi, muoversi.Io non ho mai gridato il mio piacere, non so gridarlo. per pudore, per educazione, per indole forse. Una vita intera intera ho aspettato, sperato, voluto farlo ed adesso... adesso, da cagna, lo grido, senza vergogna, senza pudore... con un crescendo che pulsa nelle mie tempie... Urlo di dolore e piacere.
Mi tira i capelli e mi dice. ”Era questo? Era questo che volevi? Come sborra un uomo sul tuo viso?
Io non capisco nemmeno più dove siano la mia fica ed il mio culo, il confine è scomparso sotto le scosse di piacere che sto provando.
Mi viene tolta la benda dagli occhi e vedo uno sconosciuto che mi sorride.
Il mio padrone è in piedi al mio fianco. Chi mi sta alle spalle non ha volto. Vorrei morire per la vergogna, per essere stata folle e sua. Ma sono eccitata. Eccitata come una troia. Non so che cosa possa accadere ora, ma se c’è Lui posso stare tranquilla. Sorrido lievemente... e a me stessa ammetto: lo sapevo che chi mi stava inculando non era il mio Signore.


Non correre dietro alle facili illusioni. Impara a fermarti e guardarle... aspetta.
Se non sai aspettare il tempo giusto, il tuo essere femmina resta dentro di te.
Finisci con il sognare chi possa liberarlo....
E ti ritrovi a vivere di sogni.


A volte a colpirti è una frase, a volte l’aver saputo scalfire ciò che è intorno ad ognuno di noi….e dire.. sì a questo vorrei rispondere, vorrei conoscerlo meglio.


Sentire è il verbo delle emozioni,
ci si sdraia sulla schiena del mondo
e si sente.
Alda Merini - @Oltre


tu sei passata ed hai spazzato via tutto.....

io mi gusto te, senza fine... come una di quelle caramelle enormi che non finiscono mai a leccarle...


non chiedere
chi si aspetta qualcosa dal destino non ha mai quello che vuole
chi vive il tempo... impara a gustarsi la vita



vedi perchè ti adoro?
perchè sei diversa dal resto del mondo... non servirebbero le impronte digitali... ti riconoscerei tra miliardi di donne...





 Ma davvero tu mi vedi così bella?
E perchè me lo chiedi? Mi fai una sorta di offesa a pensare il contrario, no? (sorrido)
In che senso, ti faccio un'offesa? risponde lei
Potrei dirti che nessun uomo vorrebbe stare "beato come una rana su una foglia di ninfea" e amare un donna racchia, coprirla di attanzioni, donarle il piacere, elogiarla... ed amarla...
Lei apre i suoi occhi che sono castani scurissimi ma che per l'occasione sono improvvisamente verde smeraldo.
Ma ti voglio dire cose più terrene e più facili da comprendere... Ci chiudiamo qui, sul letto, facciamo l'amore per un giorno, mangiamo, beviamo, giochiamo, fumiamo uno dalla bocca dell'altro, ci addormentiamo, ci svegliamo, ci parliamo per ore.... lo potrei fare con una donna che non mi piace? Certo lo potrei fare una volta... per masochismo... per sfida.... non per il tempo di sette stagioni....
















la pelle, l'anima ed il cuore... l'hanno cantata, scritta, raccontata... ma non basta... non basta mai a due persone che sono affamate l'uno dell'altro... si finisce per divorarsi la mente, gli occhi, le ossa... perchè l'uno diventi l'altro, perchè amando... nulla è impossibile


scoprirti piano e senza fretta, accorgermi lentamente di come sei e non dirtelo... sentire come adoro le tue sfumature e tacere. Guardare gli occhi tuoi come si trasformano e come sono cambiati... leggere i tuoi libri per ritrovrci te dentro... una frase, un semplice punto e virgola, un nulla che diventa essenza di te....


Una voce… Una voce sconosciuta che sembra conoscerti da sempre. Una voce che, come serpente, si intrufola nei sottili intrecci dei pensieri per carpirne la natura. Una voce sicura, forte, incisiva che sa condurti verso nuove e impensate direzioni senza mai calpestare ciò che sei. Una voce che dice... non davanti a me, non dietro, ma sempre al mio fianco.


Mai avere fretta, mai rinunciare al tempo, mai dimenticare quella che è l’attesa come se il piacere si costruisse lentamente, con piccoli passi che portano all’estasi.


Resteremmo feriti tutti e due e nessuno ci leccherà le ferite, lo sai benissimo. Stiamo toccando il cielo con un dito, ma domani non potremmo fare a meno l’uno dell’altra.


Dimmi cosa stai provando adesso...
E' una sorta di tormento... una marmellata di emozioni e pensieri...
Dimmene tre..
Sorpresa, stupore... e piacere...
E' sapere come puoi sentire il tuo piacere senza viverne il pudore di farlo? Come desiderare e sapere che c'è... che c'era dentro di te?
Sì... è terribilmente così.



Se manchi per davvero a qualcuno... questo ti verrà a cercare e non solo, ti troverà ed avrà anche la forza di dirtelo.
Sa se non dovesse accadere allora non gli manchi davvero, sei poco più di un pensiero che vola tra pensieri.
Chi ti vuole di sa cercare perchè alle cose preziose è difficile rinunciare e siamo pronti a rischiare anche un no, sempre.



da un particolare non potrai mai vedere il tutto...
dal tutto puoi sempre accorgerti del particolare.



Ho paura di gridare... sì, è vero, te lo dico, ho paura di gridare il mio piacere, di sapere che possa essere così grande da perdermi, da sentirlo così forte da non poterne fare più a meno e di sapere che un uomo possa concedermelo. Ho paura è vero, semplicemente di perdermi in quel piacere, di guardarlo e non poterne fare a meno.... ho paura che possano sentirmi, giudicarmi... sapere del mio godere senza vergogna... O forse ho paura di ammettere che tu riesca a farmi sentire finalmente come so essere femmina....




I capelli ribelli, il corpo morbido come era morbida la sua voce, il suo camminare flessuoso, senza fretta, come se fosse una pantera che studia la sua preda. Io immobile a guardarla in quei pochi passi che mi separavano dall’ascensore. Gli occhi guardano e che sembrano assenti, scrutano e non vedono, le narici captano profumi, il cervello analizza emozioni.
Tutto in una frazione di secondo, nello spazio del battere delle ciglia, racchiudendo tutto in un microcosmo.



La nostra vita sfiorata nei racconti, a volte appena accennata, come se il nasconderla o il solo evitarla non avesse fatto parte dell’eros che volevamo, di quell’eros che avevamo chiesto e promesso.



Ma ci sono uomini e uomini. E ci sono donne e donne.
Non parlo della disponibilità. Non ne voglio parlare. Parlo dell’erotismo e della sensualità che trasudano, che riescono ad emanare. Possono essere perverse, sottili, intriganti. Ognuna ha il suo ritmo, un po’ come cavalli di razza. Ti devi adeguare al ritmo, devi per forza seguirlo quel ritmo se non vuoi andare fuori tempo. Il ritmo, sentirlo dentro le tue vene, scorrere lento, scorrere veloce, quasi a prosciugarle quelle stesse vene.



Ti capita mai di provare quelle emozioni forti e violente che arrivano ad ondate come il mare mosso che si infrange sugli scogli in modo talvolta inaspettato, fino a bagnarti i vestiti e i pensieri, fino a farti risalire in moto coi capelli gocciolanti acqua e sale, con la pelle che si copre di brividi? A me capita, sempre più raramente ma ancora succede. Le tue parole mi scivolano addosso attaccate come miele, gocciolando giù dai capelli, a bagnare la schiena fino ai glutei, come una carezza lieve e tenace.




Schermaglie amorose che si consumano all’interno della bocca, umori che saltano da una bocca all’altra, sapori che si mescolano ed infiammano il sangue. Senza fretta, senza dover correre, senza essere bruciati dal desiderio ma sentirselo crescere piano dentro di noi, accorgersi di esso dai fremiti, dalle emozioni che diventano univoche.


sabato 1 giugno 2013

Non ci fu bisogno di parlare…avevano parlato tanto. Ora dovevano comunicare attraverso le emozioni, i lamenti, i sospiri, gli abbracci, gli sguardi.




Le passioni vengono per portare disordine, per sgominare la nostra vita arida, ordinata, programmata, strutturata. Le passioni le cerchiamo e le temiamo... le sognaniamo e le rifiutiamo, le condividiamo. Tutto... ma senza saremmo nè bruco nè farfalla. Semplicemente crisalidi che aspettano di poter essere.


Sai che io ti condurrò. Sulle strade delle tue fantasie… quelle che mi hai sussurrato paurosa di un giudizio che non ci sarà. Io non ti giudico lo sai. Ti faccio scoprire quello che sei. Quello che vorresti dentro di te ma non hai il coraggio di esternare. Ti ho solo preso per mano e accompagnato. Tutto quello che oggi avverrà è tutto quello che mi hai sussurrato.”


Voglio essere unica .. voglio essere quella di cui hai bisogno ... quella a cui puoi dire la verità sempre comunque .. quella dove tornare e raccontare che un altra quella sera ti ha reso felice, perchè sa che non ti posso bastare perchè sa che non sarò di certo io quella che potra riempire quel tuo bisogno di ricerca e tutto quello che desideri. Voglio essere tanto ancora. voglio essere la tua libertà, voglio essere il tuo porto nelle notti tempestose. Voglio essere quello che FORSE non hai mai avuto ...