Hanno condiviso le mie parole

giovedì 28 agosto 2014

MAJKA



Mi piace sempre di più scoprire come sei. Accorgermi piano di come ti presenti a me, di come ti racconti. E sempre di più mi sembra così strano il nostro modo di affidarci e tramandarci i pensieri. Come se fossimo diari dell’altro, capaci di ospitare nelle proprie pagine gli umori, i pensieri, le intimità che a volte vogliamo tenere nascoste anche a noi stessi. Mi piace guidarti, spronarti, accoglierti nelle mie pagine, come se fosse un abbraccio sensuale e tenero, come se le mie parole potessero cullarti e darti sicurezza. Ho avuto il timore che tu fossi stanca di tutto ciò, con la repentina decisione di chiudere, prima che la macchia della confidenza possa allargarsi senza più contorni, senza più un suo limite. Potrei capirlo e sai che sono abituato a farlo. Abituato a veder fuggire le persone senza dover domandare un vero perché. Scelte, sono solo scelte, dettate dall’intimo, a volte dalla ragione, a volte dall’impulso, dalla personale sensibilità. Spiegarle non servirebbe. Non contano mai le cause, ma gli effetti di una situazione. Scoprire le cause può essere importante, ma non poter contrastare gli effetti è doloroso e ti getta a dosso una sorta di mistica impotenza. Sai bene che non chiederei i perché. Sai bene che non mi opporrei. Basterebbe che tu dica: “basta così, mio dolce amico. E’ giunto il tempo di salutarci!”. Comprenderei benissimo i motivi, li accetterei, perché credo che tutto questo è insito in questa nostra storia. Sai che a volta mi chiedo cosa sia tutto questo? Amicizia? Sensualità, erotismo? Voglia di conoscere l’altro e se stessi? Desiderio? Non lo so. Ogni volta che ci provo a chiederlo a me stesso mi accorgo che dovrei aggiungere un nuovo tassello a questa corrispondenza. E’ innegabile che il desideri verso di te sia forte. Non ho una tua voto, nemmeno una tua descrizione sommaria, tanto per poter immaginare. Ma so le tue emozioni, rivivo il tuo piacere, come sai donarlo, come sai gustarlo, come desideri impossessarti del tuo piacere. Non ho mai visto il colore dei tuoi occhi, ed eppure immagino come siano nel pianto, non mi hai mai detto del colore dei tuoi capelli, ed eppure mi basta chiudere gli occhi per sentirli frusciare sottili tra le mie dita. Particolari del tuo corpo che riesco a conoscere solo leggendo le tue parole, immaginando la tua pelle, la sua reazione alle carezze ed ai baci, al fremito che può dipingerla. Mi chiedo: serve conoscerla? Serve sapere quali sono i suoi pensieri ora? No, non serve. Lo straordinario tra noi è questo. Conoscersi così profondamente senza mai essersi sentiti, senza mai essersi visti ed eppure ci accorgiamo di esserci raccontati emozioni intime che forse nemmeno a noi stessi siamo capaci di confidare in maniera così genuina e prepotente.
Tu hai paura di me, come io ho paura di te. Tu hai paura di quello che potrebbe accadere se solo allentassimo appena di un po’ i freni in questa discesa pericolosa. Lo so bene anche io che sarebbe poi difficile sfuggire a te, se solo concedessi di più alla mia fantasia. E’ bello sentirti, sentirti viva, sentirti fremere per un’emozione, vedertela addosso, amo la confidenza intima alla quale non vuoi rinunciare. Lo sai sarebbe facile esagerare, dirti come sarebbe sensuale poterti avere, sentire come tu ti doneresti a me. Sarebbe facile, fin troppo facile. Tu stessa sai come accadrebbe, la sensualità che sprigionerebbe dalle nostre bocche, come faremmo a gara per provocare il piacere nell’altro, felici di vederglielo appiccicato addosso. Senza respiro, senza riposo. Come i nostri corpi trasuderebbe il piacere, dolce come miele, che stordirebbe i sensi e la passione, per attenuarla una volta consumata e riaccenderla subito dopo, senza dare tempo al cuore ed alla mente di potersi riprendere. Potremmo parlarne per ore e potremmo scoprire che l’eccitazione cresce smisurata nel solo desiderarlo. Non puoi immaginare quante volte ho desiderato la tua pelle, la tua bocca, le tue labbra da sposare con le mie, sapere la fattezza del tuo seno per poterlo osservare come si farebbe estasiati davanti ad un’opera d’arte. E dire che è splendido mentre mi sfida a chiedere il piacere. Lo immagino, lo vivo, quel momento. Ho immaginato mille volte come tu chiederesti di sentire il mio piacere che sale dentro di te fino a scoppiare nel tuo ventre, fino a vederti cibare avida ed appassionata di quel piacere. Dirti mille volte sarebbe poco, sarebbe troppo poco. Ma forse il bello del desiderio è proprio sognarlo, bramarlo e non poterlo avere, come se le cose che immagino con te possa un giorno tramutarle e viverle con altre persone, come se attraverso di te io possa capire ed ascoltare il piacere. Ascoltare il piacere di una donna. Guardarla nel suo piacere ed innamorarsi di quello che affiora nei suoi occhi, sul suo viso. Leggere la passione, la felicità, l’appagamento di quello che è stato il donare un sogno. So che ami quanto me il desiderio, so che sai spingerti fino al limite più lontano e saper aspettare. Il piacere è questo: sapere che esiste, tentarlo e potervi rinunciare. Come nel fare l’amore. Provocarlo in una donna e trattenerlo, come per renderlo ancora più grande, come per dilatarlo in una dimensione senza fine. Renderlo per lei unico, sentirla gridare nel piacere, sentire come invocherebbe dalle tue mani il piacere, come sarebbe piacevole accarezzarlo, impossessarsi di lui, fremere senza fine in quel momento in cui poi ti sarà concesso. E sentire il ventre che sembra scoppiare, crescere di desiderio, il sesso che si tende in ogni suo centimetro, come per chiedere esso stesso la fine di quel piacevole tormento. Svuotarsi di colpo, graffiare il piacere, tuffarsi dentro di lui come se fosse il mare dell’oblio. Ho immaginato mille volte tutto questo ed ho sperato che dall’altra parte l’eccitazione causata dalle mie parole fosse così grande da scatenare la fantasia. Da essere lievito per mille altre fantasie, collante per il proprio piacere, simbiosi per la propria emozione.
Non ti lascerò mai ad abbandonarti da sola, ma sai bene che stai camminando, che stiamo camminando sul filo di un rasoio. E’ bello e pericoloso, ma adoro farlo con te. Sai cosa mi manca più di tutto? Il tuo piacere. Sentirlo, sapere che sono riuscito a donartelo. Sapere che riesci a raggiungerlo solo con il pensiero, che diventa di carne quando immagini le mie parole, quando vai a ricercarle, a leggerle. Ed immagino la tua eccitazione, così come sento carica di desiderio la mia. Poter leggere un giorno le parole che sto desiderando: ho trovato il mio piacere attraverso di te. Da pazzi vero? Sì, da pazzi, ma non posso chiedere nulla di più alla sorte, alla mia curiosità, al mio desiderio.
Parole che chiamano parole, eccitazione che chiama eccitazione, piacere che chiama piacere. Una catena senza fine che tu stai inanellando insieme a me.
Sto cercando di rimettere insieme i pezzi di una storia che sta passando. Lei sta tornando piano a cercarmi. Non capisco il perché e non voglio nemmeno chiederlo ai miei pensieri. Lascio aperta la porta ed aspetto. Con lei ho sempre lasciato una porta aperta per farla fuggire. Majka lo diceva spesso: sei straordinario perché mi dai sempre il modo di poter fuggire, di lasciare tutto. Non mi costringi mai, mi guidi a farlo e fai sempre bene attenzione perché vi sia una via di fuga. Ora la porta aperta non è per fuggire ma per rientrare. Ci siamo sentiti appena ieri. L’ho sentita diversa, più tranquilla, meno presa dai suoi mille problemi.
Sei raffreddata? Si sente che non stai bene?…. Oh non è nulla, ma spero che mi venga presto l’influenza così potrò stare a casa, riposo assoluto, senza che nessuno mi cerchi, mi chiami, senza fare nulla. Solo dormire e stare da sola.
Una sorta di gioco. Conosco fin troppo bene Majka per capire cosa ha da dirmi.
Vorrei solo che ci sia qualcuno a prendersi cura di me, mentre sono malata. Che pensi a tutto. Il pranzo, la cena, rassettare, cucinare, stirare. Io che sono malata e lui che fa questo per me. Lui, non lei. Un lui non una lei.
Per me è stato naturale dirle che lo avrei voluto fare. Che avrei avuto il desiderio di prendermi cura di lei. Le ho chiesto di lasciarmelo fare e ne è nata un dialogo che sembrava frutto del rapporto tra padre e figlia, ma che in realtà nascondeva il sentimento amore, quello che tutti noi vorremmo riconoscere negli occhi dell’altro.
Minestrina…. Sì, la voglio.
Con le stelline….. Sì con le stelline ed il brodo leggero.
E poi il Formaggino "Mio"….. sì. Sì. Intero però, da mangiare un pezzettino per volta.
E poi per secondo ti preparerei il prosciutto avvolto piano piano nei grissini… sì il prosciutto, cotto, girato piano nel grissino.
E la mela per finire…. Mi piacerebbe fartela grattugiata, come si fa per i bambini. Sì, che bello anche la mela cotta, sì la voglio.
E poi, siccome sei stata brava, anche un pezzettino di cioccolato….. Sì, anche il cioccolato.
Majka sembrava una bambina. Viziata come te.
(a proposito mi piacciono le bambine viziate…. anche se per onore maschilista le preferisco più viziose che viziate…. ehehehehe).
La sua voce era rilassata, calma, serena. E’ stato un attimo: appena il tempo di sentire la sua debolezza e dirle che io la aspetterò, che voglio aspettarla. Puoi immaginare le parole che ne sono seguite da parte mia. Amo le parole ed amo i significati che racchiudono. Poi ho sentito lei piangere. Un pianto silenzioso ma comprensibile all’orecchio di chi sa ascoltare. Ho lasciato che Majka si sfogasse. Ho lasciato che si cullasse con la mia voce e che svuotasse le sue pene, i dolori che non ammette e che non vuole confessare.
A volte rinunciamo alle cose, anche a quelle più belle per vigliaccheria, a volte per estremo atto di coraggio. Forse consapevoli di soffrire oggi ma di non morirci dal dolore poi appena domani. Capita. Capita rinunciare per scelta, per volontà misurata e soppesata.
So che difficilmente Majka rientrerà da quella porta che io ho lasciata aperta. Forse ella stessa sta chiedendosi quanto io saprò resistere nel pensarla e nell’accettarla con il pensiero. Poi, lo sa, arriverà un uragano, magari una semplice folata di vento che mi porterà via ed allora resteranno solo i ricordi, prima vivi, accesi, forti e poi sbiaditi…. Allora saremo guariti entrambi.
Vedi, parlo della mia storia ed ogni tanto mi affaccio nella tua. Sono felice che con Antonio possa andare così bene. E sono felice che segui i miei consigli. No, non chiamiamoli consigli. In un certo senso non possiamo dire che siano consigli. I consigli si seguono mal volentieri e sono quasi sempre antipatici, perché chi li propone lo fa con una sorta di autorità che non ammette l’essere discussa. Diciamo che è un po’ raccontare da uomo, ciò che un uomo spesso sente e pensa. Mettiamola così, più accettabile. Non pensare mai che la storia debba. Se vogliamo avere non possiamo mai dirci debbo. Tu hai Antonio. Lo senti, senti la sua voce. Sai quanto è grande il suo desiderio, come sa provocare il piacere la sua voce, come riesce a farti fremere. Cosa è un giorno di fronte ad una vita? Una minuscola parte del tutto. Tu accontenti di un giorno e vorresti rinunciare a tutta la vita? E’ doloroso dover rinunciare. Ricordi cosa dicevo prima. A volte si rinuncia per vigliaccheria, a volte per coraggio. Nell’uno o nell’altro caso, il risultato non cambia. Si fugge comunque. Non lasciarlo fuggire, non metterlo mai di fronte ad una scelta. Sarebbe banale e nemmeno una ragazzina viziata sarebbe felice di questo. Lascia che sia lui a fondersi in te, lascia che il suo essere si trasformi piano, lascia che egli stesso si modelli e si plasmi su di te. Non metterti mai in antitesi con lei. I ricordi, i legami di sangue sono troppo profondi per poterli scalzare in un solo colpo. Vero, tu potresti dirmi: e se tra due anni saremmo sempre a questo punto? Cosa dovrei dire allora. Non cambierebbe nulla. Non le cause ma l’effetto. E’ vero il dolore sarebbe più forte, insopportabile e malediresti mille volte il giorno che tu hai evitato di metterlo spalle al muro e dire: scegli, o lei o me! Ma in amore il soffrire è nel gioco delle parti. Quattro le possibilità: o soffro io, o soffri tu, o soffriamo insieme… oppure non soffre nessuno. Sembra un giochetto per ragazzi, no. Ma purtroppo è così. Sdrammatizza sempre, sii sempre pronta ad accoglierlo con passione e con amore tra le tue braccia. Lo so, te lo sei chiesta spesso. E se fosse solo passione? Se fosse solo stradesiderio? Cambierebbe qualcosa nel tuo modo di amare? Nulla. Quando amiamo, e su questo lo sai che siamo molto simili, lo facciamo con tutto noi stessi. Non amiamo ammezzati, risicando il sentimento. L’importante è amare, se poi non dovessimo essere corrisposti, sai benissimo che saremmo pronti a soffrire e vivere di ricordi, ricordi gelosi da tenerci stretti. Vivila la tua storia, con coraggio e lascia sempre una via di uscita. Non è la costrizione che incatena, ma la libertà. E' la libertà che ti rende schiavo di una persona.

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