Hanno condiviso le mie parole

martedì 31 gennaio 2012

48 ORE DI FOLLIA


Ricordo bene come la serata sia scivolata via in modo piacevole, ma ricordo anche come quella sera occhi neri come la pece, da un anfratto del locale continuavano a fissarmi quasi volessero spogliarmi delle mie vesti.Ero attratta da quello sguardo, da quel volto misterioso che mandava chiari segnali… con le labbra, con gli occhi…   Uno sbuffo della pentola a pressione interrompe un flashback, mentre distesa sul divano lo sguardo si perde sulla parete di fronte a me dove c’è un’ombra colore ambra, grande quanto un pugno. Mi alzo ed ancora trafelata dai ricordi mi servo a tavola la minestra, mi siedo ed il piatto fumante fa riaffiorare in me quel ricordo ancora così forte e vivo. 
“Ricordo che era una calda serata primaverile; stavo trascorrendo una fantastica cena con amici in un locale INN di Porto San Rocco, una zona marittima residenziale delle mie parti, dove l’abito elegante da sera è d’obbligo. Era un ambiente molto curato tutto in velluto e in legno teck. Sembrava quasi di stare su un veliero di gran lusso al punto da riuscire a percepire le fragranze del mare e del legno, degli oceani e delle foreste d’altri mondi e d’altri tempi. Per quella serata mondana avevo scelto un abito di seta blu notte con ricamato sulla spalla destra un dragone cinese; era un abito sobrio ma molto particolare ed estremamente elegante, aveva uno spacco vertiginoso che scopriva tutta la coscia, lasciava intravedere la guepiere color blue. Le scarpe di raso in tinta con l’abito, ed un tacco in acciaio di dieci centimetri che metteva in risalto tutta la gamba e la snella caviglia. 
Ricordo bene come la serata sia scivolata via in modo piacevole, ma ricordo anche come quella sera occhi neri come la pece, da un anfratto del locale continuavano a fissarmi quasi volessero spogliarmi delle mie vesti.Ero attratta da quello sguardo, da quel volto misterioso che mandava chiari segnali… con le labbra, con gli occhi… .Pur stando in silenzio, lui col linguaggio del corpo mi parlava e lo faceva in modo molto chiaro ed esplicito e ciò m’imbarazzava molto. Tutt’oggi a distanza di anni mi piace che gli uomini mi guardino quasi mi vogliano avere lì, la cosa mi ha sempre divertito, mi ha sempre eccitata, ma ricordo che quella sera, l’uomo misterioso mi stava mettendo in grande difficoltà ed imbarazzo e la cosa mi ha stranito e questo mio stato aumentava ogni minuto sempre più. Mi sentivo scoperta, tutta la mia forza, la mia energia vulcanica davanti a lui si annientò pian piano!Stavo desiderando qualcosa che non conoscevo affatto e che lì, per lì non comprendevo: desideravo essere sua senza discutere, senza obiezioni.Per tutta la serata il mio sguardo continuava ad incrociare il suo, sembrava che non mi avesse mai distolto da addosso quegli occhi, sembrava che stesse controllando cosa facevo, cosa dicevo, come mi muovevo, come mangiavo o come bevevo, mi osservava mentre ridevo e mentre parlavo, non c’è stato un solo istante che lui abbia guardato altrove.Tra le portate della cena c’è stato un intermezzo con un’uscita nei giardini accompagnati da un piacevole e rinfrescante sorbetto al limone. Camminando con gli amici, notai una fontana e mi avviai verso di essa allontanandomi dal gruppo, forse anche incuriosita dalle sinuose forme delle statue e dalle luci blue che da sempre mi affascinano.Ero talmente assorta dallo spettacolare gioco d’acqua e luci che non mi accorsi nel frattempo che l’uomo misterioso era alle mie spalle. Mi fece appoggiare delicatamente sulla statua di fronte a me senza farmi voltare verso di lui, da dietro le spalle prese il mio viso fra le sue mani e mi sussurra subito dopo all’orecchio… “Tu sei mia; stanotte vieni da me - e mi pose un biglietto da visita nella mano - vieni così come sei, non discutere! Il tono perentorio, la forza delle sue mani, mi lasciarono là, inerme, ferma, immobile mentre lui se ne andava.Ricordo bene la scossa di eccitazione dentro me, che in modo devastante mi attraversò tutta, rimasi turbata di quel gesto e di quelle parole, non capivo nulla in quel momento, mi sentivo rapita da lui e non comprendevo.Quando rientrai in sala lui non c’era più, ed io stringevo in mano quel biglietto da visita quasi fosse stata la cosa a me più cara.Lo guardai, lessi l’indirizzo, tralasciando il nome quasi la cosa non mi interessasse. Finita la cena, montai in macchina e diedi disposizione all’autista di portarmi all’indirizzo del biglietto da visita.“Roberto mi porti in Piazzale della Borsa e mi lasci là… lei vada a casa. Roberto l’autista annuì, ma mi guardò dallo specchietto retrovisore diverse volte con stupore (erano anni che mi faceva da autista e sapeva bene che nella mia vita oltre al lavoro non esisteva null’altro, ad eccezione esclusa delle serate mondane a cui dovevo andare per porre fine agli svariati pettegolezzi su mio conto, non essendo fidanzata e né sposata, pur non mancandomi bellezza estetica, femminilità, sensualità, istruzione e denaro); arrivai nel Piazza, Roberto mi fece scendere dalla macchina e aggiunse: “Signora è certa che non vuole che l’aspetti qui? “La risposta fu un secco NO! Ed aggiunsi “La chiamerò quando avrò bisogno. Vada pure a casa, grazie!”L’autista annuì nuovamente ed aggiunse  “Come la mia Signora desidera”.In quel istante quella frase dentro di me stonava “Come la mia Signora desidera!!!” e tutto il potere che la vita mi ha donato non esisteva più. La mia mente era in balia di un uomo che non volevo sapere neppure chi fosse, volevo essere semplicemente sua.Arrivai al numero 4 di Piazzale della Borsa, alzai lo sguardo al palazzo stile coloniale passai nel pantheon e andai a cercare sulla tastiera in ottone il nome di colui che non conoscevo: c’erano 4 pulsanti e 4 targhette con 3 nomi diversi ed uno vuoto.A questo punto, costretta a leggere chi fosse l’uomo misterioso presi il biglietto da visita dalla borsetta: l’architetto G.B – p.le della Borsa 4 – sec. Piano.Un architetto!!!!Non gli ho mai sopportati molto gli architetti, sono persone impossibili: guai a mettere in discussione i loro stili, le loro idee, i loro gusti; eppure, per ironia della sorte, ero lì.Avvicinai l’indice al campanello e tremolante pigiai il pulsante.Passarono due minuti prima che si aprì il portone.Presi l’ascensore, sul biglietto da visita c’era scritto secondo piano. Dentro me speravo non si trattasse del suo studio, non vorrei mai fosse un architetto interessato a me per il nuovo progetto di ristrutturazione dell’azienda.La porta era socchiusa, un silenzio assoluto regnava in quella casa: nessuna voce, nessun rumore, niente di niente.Bussai. Nessuno rispose.Entrai e chiusi la porta dietro di me.Era una abitazione. Non sembra essere una studio professionale, mi addentrai e notai una luce tenue di candela quasi ad indicarmi la strada.Arrivai alla porta aperta e restai folgorata dalla bellezza di quel salone e da quello sguardo nero che appena entrai mi rapì di nuovo la mente.“Entra e siedi lì” – Mi indico la sedia, poi seguì una lunga pausa silenziosa , quindi aggiunse- “Non dire nulla, resta in silenzio!”Non fiatai, ma pensai che non mi chiese il nome, né l’età, nulla. Forse mi conosceva di vista, o qualcuno al ristorante gli avrà detto chi fossi… non capivo il suo non domandarmi nulla.Mi misi seduta sulla sedia che lui aveva approntato e li rimasi per molto tempo, senza muovermi e senza dire nulla.Stava là in piedi appoggiato su di un mobile, di fronte a me. Ad un tratto venne verso di me ed iniziò a girarmi attorno mentre con la mano, delicatamente, mi accarezzava le spalle, il collo, la nuca, poi lungo il profilo del mio volto con il dito indice, ad un tratto si fermò dietro di me e disse: “Sei bella!”Restai in silenzio, sorrisi.Dentro me avevo un desiderio incontenibile di baciarlo, di prendergli le mani, di abbracciargliele.Immaginavo in quel momento una seduzione romantica, una trascinarmi in un vortice passionale ed invece lui era là in piedi a girarmi attorno. Si allontanò e poi si riavvicinò, si spostò di nuovo e mi sfiorò con quelle dita lunghe e delicate, poi ad un tratto mi spostò un lembo dell’abito per scoprire la gamba.Si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò con un tono di voce deciso… “Da adesso e per 48 ore, avrai ciò che non hai mai avuto in vita tua. Ti tratterò come non ti ha mai trattata nessuno”.Non capivo, ero frastornata, ma annuì alla cieca perché volevo stare lì. L’ansia e la paura che avevo scomparvero, il tremolio che sentivo ad un tratto si fermo! Ero serena!All’improvviso disse: “ Alzati!!!”Mi alzati e lo guardai perché non capivo cosa volesse.“Zitta e non mi guardare.”Mai nessuno mi aveva trattato, dentro me continuavo a domandarmi chi fosse costui e come si permetteva a trattarmi così, ma ciò nonostante abbassai lo sguardo e rimasi in piedi come mi aveva chiesto.“Vai verso quel muro ed appoggiati con la schiena. Veloce!!!”Lo feci senza battere ciglio. Andai verso il muro da lui indicato e mi appoggiai con la schiena.Restai lì ferma nel mentre lui si avviò alla scrivania. Aprì un cassetto e prese una forbice.“Da quanto tempo non tagli quei capelli dorati?”Mugolai a bassa voce che non gli tagliavo da un mese… “Mai avuti corti?”“No, mai avuti”.“Bene ora li avrai corti” “Va bene” risposi. Ma dentro me mi chiedevo se fossi impazzita, se stavo perdendo la ragione o che.Prese i miei biondi capelli e me li legò con una corda, appoggiò la forbice ed aggiunse.“Quanto hai pagato questo splendido abito?”“L’abito no, l’abito no!!! ti prego!”“Rispondi e non dirmi cosa devo fare!”Mi limitai a rispondergli 700 €.Mi guardò, aspettò qualche secondo ed aggiunse:“700 €, cosa ?”Non capivo cosa voleva… iniziavo ad avere paura, tremavo, ma allo stesso tempo questo gioco violento puramente verbale mi affascinava.“Scusami, non capisco cosa intendi!!”“Ora capirai…”Prese le forbici e tagliò l’abito. Poi aggiunse… “dovevi rispondere 700 € Mio Signore!”“Bastardo” gli dissi ed il sangue mi si gelò…Lo desideravo come un’ossessionata, mi sentivo sua, totalmente sua; dentro me pensai che era un gran bastardo ma nonostante ciò era giusto che mi avesse tagliato l’abito in due tenendomi per la corda e tirandomi i capelli quasi a staccarli L’abito di seta si apri al passare della forbice lasciando trasparire il mio longilineo e magro corpo, faceva intravedere l’intimo in pizzo blue e la guepiere che sorreggeva delle calze di seta dello stesso colore, lui con un gesto delicato sposto l’abito per vedere meglio i seni, me li sfiorò e nel mentre la veste mi scivolò dalle spalle, senza sfilarsi del tutto dal mio corpo.Cercai di baciarlo ma un “NO” secco e determinato mi fermo…“Girati!” Mi girai, e mentre la corda ai miei capelli si allentava le mie mani dietro alla schiena si congiungeva quasi  dovessi pregare, poi nuovamente i capelli tirati, ma anche le mani legate…Il collo s’inarcava all’indietro mentre i miei seni venivano schiacciato sulla parete bianca dalla sua mano sulla mia schiena“Cosa desideri, donna.”“Essere tua”- gli risposi… ad un tratto senti la lama della forbice tagliare di nuovo qualcosa… capii che non avevo detto Mio Signore.E mi corressi:“Essere tua Mio Signore!!”“Così va bene!!”Tutto ad un tratto mi trovai proiettata in un modo che non mi apparteneva ma che in quel preciso momento desideravo come non mai.“Divarica le gambe, donna”Tentennai, forse intimorita, forse gelata dalla situazione in cui mi stavo trovando.“Allarga le gambe subito!…. dannazione aprile o te ne vai”la voce si inasprì e le gambe si divaricarono di colpo.Ad un tratto un lembo del mio abito divenne una sorta di benda per gli occhi, così da quel momento in poi non vidi più nulla e dovetti affidarmi solo agli odori e ai rumori che percepivo.Lo sentì allontanarsi da me e sentì lo scricchiolio di una sedia, si era seduto a guardarmi. Ad un tratto percepii il rumore di un liquido versato dentro ad un bicchiere e da quel momento in poi, solo silenzio.Il tempo non passava mai, i minuti mi sembravano ore e quando furono ore, così ferma, immobile mi parvero giornate intere. Avevo sete, ero stanca, sempre a gambe divaricate, con le scarpe che mi stavano torturando i piedi. Lì appoggiata al muro sui seni con il collo inarcato, le mani congiunte  e legate dietro la schiena.Stavo per chiedergli dove fosse, se poteva darmi da bere, se potevo muovermi, quando ad un tratto con una spugna umida mi bagnò le spalle, poi senti le sue mani su di me.Dalla stanchezza non mi ero resa conto che si era alzato.Non sapevo più che ora fosse. Non sapevo cosa fare o cosa dire,.Facevo fatica a restare in piedi a gambe ancora divaricate, continuavo ad avere quella sorta di benda sugli occhi che lasciava trasparire un po’ di luce..Le sue mani continuavano a sfiorarmi delicatamente lungo il corpoNucaColloSpallaSchiena interno coscema mai mi tocco nelle mie parti intime, ed era ciò che forse desideravo più ardentemente in quel istante: fare sesso!!!Mi girò con la forza, mi sposto di peso e mi fece appoggiare con la schiena contro una sorta di colonna di legno, mi lego ad essa, e man mano che stingeva le corde sentivo i nodi su di me che penetravano nella mia carne: nei seni, nell’addome, nei fianchi, passò la corda fra le mie gambe ed il nodo penetrò là dove lui non mi aveva ancora toccata poi tirò con forza la corda verso l’alto e dietro di me, provai un dolore bestiale ma anche un immenso piacere di godimento, un’eccitazione che non avevo mai provato prima.Ora sapevo cosa mi stava succedendo, sapevo cosa mi stava accadendo! Avevo letto degli articoli su delle riviste: Bondage. La cosa mi aveva sempre incuriosito, mi domandavo spesso, cosa si provava, cosa pensava  e cosa portava una persona a farsi legare così. Capii dentro me che l’accettare tutto ciò significava offrirmi a lui completamente.Dentro me capivo che essere legata così, voleva anche significare che di lui avevo fiducia cieca.Capii anche perché mi lasciò la ferma, immobile per così tanto tempo: voleva vedere fino dove arrivavo, non tanto fisicamente, quanto mentalmente!Il mio architetto era un cultore del Bondage e chissà di cosa ancora. 
Erano le 13.30. oramai sono passate quasi 8 ore da quando sono arrivata. Di solito dopo 4 ore, il fedele compagno occasionale di avventura di solito lo mettevo alla porta, o al massimo me ne andavo via poco dopo a quella sana scopata, spesso pagata a suon di euri. Era un modo come un altro per mantenere colui che fino a stanotte, sessualmente parlando mi faceva impazzire.Ora il mero sesso se n’è andato a farsi fottere, e mi ritrovo qui innanzi all’uomo del mistero a desiderare cose che per me fino a ieri erano per persone fuori di testa.
Guardai l’architetto negli occhi e mentre stavo per chiederli, cosa mi sarebbe accaduto, mi mise una mano sulla bocca e disse:“Sei con me da molte ore, non ti sei lamentata, non hai chiesto nulla, hai fatto ciò che ti ho chiesto. Hai un carattere forte. Sai soffrire in silenzio! Sei un ottima slave! Per non aver mai provato nulla di ciò. Ma è solo l’inizio, donna. È solo l’inizio.”“Lo so mio Signore, e non desidero altro!”. A questa mia frase mi slego da quella colonna, prese le mie mani le legò e gettò la corda sopra ad un trave in legno passante nel salone davanti al caminetto spento, poi mi legò le caviglie e mi lasciò là legata facendomi piegare in avanti col busto e le braccia protese verso l’alto.Sì allontanò di nuovo, ed andò in una stanza vicina.Tornò si avvicinò ed inizio a strusciarsi su di me, da dietro ad un tratto sentii un qualcosa di freddo, liscio e duro. Con questo oggetto mi sfiorò ovunque, ma ad un tratto di fronte a me la sua mano si aprì e lasciò cadere da essa delle frange con in testa dei piccoli nodi, mentre con l’altra mano impugnava quel oggetto misterioso: era una sorta frusta.Torno dietro di me ed io ancora ferma ricurva con le braccia protese, non sapevo cosa mi sarebbe aspettato in quel momento, ma speravo mi facesse sentire l’infrangersi di quelle frange di cuoio sulla mia pelle.Posò le frange sulla mia schiena e da li non le spostò, di nuovo desideravo qualcosa e di nuovo me la negò. “Mio Signore ti prego, colpiscimi!!!” lo supplicai. Più volte“ti prego Mio Signore fammi male, colpiscimi, fammi provare dolore”Ma le frange restarono là.“Zitta donna, non mi dire cosa fare!”“stai zitta, non mi supplicare”ad un tratto un dolore lancinante, uno schioccare deciso sulla mia pelle, un urlo ed una lacrima…sono stati solo il preludio di quanto stava per accadermi, ma ciò nonostante desideravo ancora che mi colpisse e non so con cosa lo abbia fatto, ma volevo che lo facesse ancora.“ancora, sì, sì ancora mio Signore”e di nuovo il silenzio torno nella stanza. Lui fermo immobile dietro di me.Cercai di guardare, cosa stesse facendo, notai una cinghia pendolare dalla sua mano, quando la vidi mi eccitai a tal punto da bagnarmi, da godere al sol pensiero che quella cinghia fosse per me.Sapevo bene che dentro me era in corso una sorta di trasformazione: io la padrona assoluta della mia vita e di coloro che mi attorniavano, ero in balia di un perfetto sconosciuto o quasi e non desideravo altro se non di essere lì e sua.Non avevo mai desiderato tanto appartenere fisicamente ad una persona come a Lui e in quel modo. Ad un tratto senti urlare: “ apri quegli occhi , e guarda davanti a te”!!! Eseguii l’ordine, aprii gli occhi.Aprii gli occhi e guardai davanti a me: ero in camera mia, distesa nel mio letto, eccitata e sudata; sul mio viso le lacrime!Non capivo più nulla mi sentivo stordita, frastornata!Mi voltai di fianco per vedere se fosse lì, ma ero sola! Forse avevo solo fatto un’incredibile sogno. Mi alzai, andai in bagno e nel riflesso dello specchio vidi la sagoma del mio corpo segnata ovunque … mi guardai e non capivo. Il mio stordimento aumentava, la mia ansia pure! Rimasi a guardarmi e continuai a non capire!   
Orchidea Nera

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