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domenica 29 gennaio 2012

PSICHE

Il masochismo femminile In che senso si può parlare di masochismo femminile, cioè di quello che in genere si intende per masochismo delle donne, che consisterebbe in una "naturale" predisposizione alla passività, alla sofferenza, alla sopportazione del dolore, al sacrificio di sé, alla posposizione del proprio interesse rispetto a quello dell'altro? Cercherò di esplorare questo nodo, punto d'intreccio di molti rapporti uomo-donna. Nella storia della teoria psicanalitica c'è chi ha sostenuto la tesi che la sessualità femminile si fonda sul masochismo: Helen Deutsch, ad esempio, analista della prima generazione, nel sostenere questa tesi si è rivelata più realista del re, cioè di Freud, che è invece molto cauto e sottile nell'affrontare quest'argomento. Quando, nel 1924, Freud scrive "Il problema economico del masochismo" siamo già nella seconda, grande fase di elaborazione teorica inaugurata con "Al di là del principio di piacere", posteriore cioè alla scoperta della funzione della pulsione di morte. In questa nuova prospettiva il masochismo, inteso come tendenza dell'organismo e del soggetto ad autodistruggersi, è una componente originaria, costitutiva. Ognuno, uomo o donna che sia, è assoggettato ad un masochismo che possiamo definire "fondamentale" o "originario" che è effetto della pulsione di morte.  L'universalità del masochismo fondamentale è l'elemento centrale di questo scritto di Freud che contiene anche altre tesi di sicuro interesse come la distinzione fra masochismo erogeno, femmineo e morale. Del masochismo erogeno Freud si era già occupato in un saggio precedente e famoso, "Un bambino viene picchiato", dove descrive un fantasma, quello di vedere picchiare un bambino (dal padre o da una figura anonima). Il fantasma mette in scena una punizione che ha la funzione di occultare il masochismo erogeno infantile che è stato oggetto di rimozione; nel masochismo erogeno il piacere si mescola al dolore ed il dolore è condizione del piacere. Il masochismo "femmineo" (correttamente la traduzione italiana non usa "femminile") viene invece rintracciato nel fantasma dell'uomo: un fantasma maschile frequente è quello di essere castrato, di subire il coito e di partorire. Questa forma di masochismo si fonda sul masochismo primario, erogeno, e rinvia a contenuti ed esperienze infantili. L'eccitamento libidico che si accompagna alla tensione dolorosa costituisce, secondo Freud, un meccanismo fisiologico infantile. Infatti tutti gli stadi della libido sono accompagnati dal masochismo erogeno: dalla fase orale (paura di essere divorato dal padre-animale totemico), a quella sadico-anale (desiderio di essere percosso dal padre), fino alle situazioni che caratterizzano la femminilità come subire il coito e partorire. Qui Freud propone che i termini femmineo-infantile siano accostabili e addirittura sovrapponibili ma "femmineo", per Freud, non significa femminile; il masochismo femmineo è quello che gli uomini attribuiscono alle donne ma che fa parte del proprio fantasma. Gli uomini rigettano sulle donne il piacere masochistico che loro otterrebbero se potessero occupare il posto di una donna. Molte analisi di uomini si arenano su questo punto che rappresenta lo scoglio della castrazione maschile. Alla difficoltà del riconoscimento della cosiddetta "invidia del pene" nella donna corrisponde nell'uomo il riconoscimento dei propri desideri passivi nei confronti del padre. Questo riconoscimento può risultare insopportabile perché comporta la castrazione. Godere "come una donna" equivale a farsi violentare ed evirare. La terza forma di masochismo, il masochismo morale, è dettato dal Superio ed è l'erede diretto del complesso d'Edipo; a differenza del masochismo erogeno e del masochismo femmineo, non cerca la sofferenza inflitta dal partner o dalla persona amata, ma se la procura attraverso le circostanze di vita più diverse; ubbidisce ad un bisogno inconscio di punizione dovuto ad un sentimento di colpevolezza. Il masochismo morale si presenta come desessualizzato ma, quando si accompagna al desiderio di essere picchiato dal padre, rinvia al masochismo femmineo, cioè al desiderio di avere rapporti sessuali col padre. Il masochismo morale sarebbe insomma solo una copertura di un masochismo femmineo rimosso. Queste tre forme di masochismo non producono necessariamente una perversione, cioè quello che si intende comunemente per masochismo; non comportano l'allestimento di scenari come quelli descritti dalla penna di Sacher-Masoch. Si possono avere fantasmi masochisti senza per questo essere perversi. Il nevrotico si distingue dal perverso perché non è costretto ad agire le sue pulsioni, ma si accontenta di immaginare, si accontenta del fantasma. Questo fantasticare rende il concetto di masochismo molto più ampio ed estensibile della perversione propriamente detta ed in misure diverse tutti i nevrotici sono potenzialmente esposti alla tentazione masochistica. Se si intende il masochismo non nel senso dell'azione perversa ma come partecipazione al fantasma possiamo chiederci come e se le donne condividono questo fantasma che abbiamo definito essenzialmente maschile.  Quale rapporto c'è tra masochismo "femmineo" nell'uomo e masochismo delle donne, femminile? E che cosa si intende per masochismo femminile?Masochismo, desiderio e angoscia A questo proposito, nei suoi "Appunti per un congresso sulla sessualità femminile" (Scritti, Einaudi), Lacan si chiede: il cosiddetto masochismo femminile non è forse un fantasma del desiderio dell'uomo? Nel seminario del '62-'63 su "L'angoscia" (inedito) Lacan riprende la distinzione freudiana tra masochismo perverso e masochismo comune: il perverso agisce quello che nel nevrotico resta un fantasma; poi spinge le cose più avanti e mette in relazione il fantasma (in questo caso il fantasma masochista), con la teoria dell'angoscia e con la funzione del desiderio. Il concetto lacaniano di desiderio è molto vicino a quello freudiano di pulsione e l'esplorazione del masochismo avviene analizzando la relazione tra pulsione-desiderio, angoscia e, terzo termine, il loro oggetto: nel fantasma il soggetto si collega col suo oggetto attraverso l'angoscia.


Subire, sottostare, non agire sono modalità della passività. Un luogo comune attribuisce la passività alle donne e in un passato neanche troppo lontano il termine "passività" era considerato quasi un sinonimo di femminilità. Con un ulteriore slittamento nel campo dei sinonimi linguistici si passa dalla passività al masochismo, un termine entrato nel linguaggio corrente per indicare la ricerca del piacere attraverso la sofferenza fisica o morale. Il masochismo è un argomento essenziale della comicità e della satira: dal clown da circo, ai film da torte in faccia, a Paolo Villaggio alle gustosissime strip di Altan c'è una varietà infinita di gag che mettono in scena, invariabilmente, il dolore fisico o morale. La certezza della loro efficacia conferma la tentazione masochistica che c'è in tutti e che il meccanismo del riso fa affiorare senza obbligarci a riconoscerla come nostra. La comicità in genere mette in scena il masochismo degli uomini contrapposto al sadismo delle donne (Altan è ancora maestro in materia), il che va ricondotto al fatto che gli autori sono spesso uomini e che rappresentano i propri fantasmi: quello, ad esempio, di essere maltrattati da una donna. Nella realtà le cose sono più spesso rovesciate, almeno per quanto riguarda il subire fisicamente il dolore e la violenza. Da un lato la satira e la comicità provocano il riso puntando sul masochismo maschile, dall'altro è raro che gli uomini si consegnino alla violenza delle donne, soprattutto se di natura fisica. Insomma il fantasma masochista è declinato al maschile e i maltrattamenti reali, invece al femminile. Questa realtà ha un corrispettivo fantasmatico? Esiste nelle donne un motivo interno, inconscio, che asseconda i maltrattamenti fisici o morali?


Il masochismo femminile nell'uomo di Marisa Fiumanò 























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