Hanno condiviso le mie parole

venerdì 29 agosto 2014

LUNEDI

E' tardi..non so di preciso che ore sono...ma sento la profondità della notte che mi avvolge, ho voglia di scriverti, e così sono qui, a letto, orecchie pressate dalle cuffie, musica alta e penetrante, sigaretta tra le dita della mano sinistra e nell'altra lo strumento che mi farà compagnia tra e parole che si tenderanno sulla carta. Ebbene si, carta e penna, niente monitor, niente luce fredda, niente schermo bianco, ma moltitudini di quadretti perfetti nei quali incastonare le mie parole. Domattina penserò a trasportare le mie emozioni in digitale, ma ora sento il bisogno dell'odore della carta e di una superficie su  cui appoggiare le idee. Ci sono milioni di cose che vorrei dirti, vorrei dirle in fretta... tutte d’ un fiatoda restare senz'aria nei polmoni sentirli vuoti schiacciati, sentire il gusto amaro dell’assenza per poi aspirare prepotentemente la vita nella mia bocca alla fine dei pensieri. Mille cose girano per la testa, mille sferette di metallo... mi sento come una piccola formichina persa nel fitto dell'immensa boscaglia di pensieri, guardo verso l'alto, seguo con lo sguardo i fili d'erba puntare verso il cielo, so che tutti mi condurranno al sole, all'aria fresca e pura, sta a me decidere quale scegliere... quale percorrere, quale filo d'erba sarà la mia strada per cambire prospettiva nella boscaglia. So già che scriverò parole e parole senza sapere dove andare.. ma lo accetto.. accetto che le cose escano senza dare peso senza misurare ogni piccola virgola. Mi chiedo perchè questa simbiosi tra noi, mi chiedo perchè ti sento così in profondità... sento le tue parole appoggiarsi nei meandri più remoti dell'anima... eppure allo stesso tempo ti sento distante..intoccabile, come se fosse un peccato, quasi un divieto avvicinarmi a te... come se quel volerti come "Mio Padrone" mi tenesse a debita distanza. Se ripenso a certe tue parole arrossisco come una bimba... se ripenso alle azioni fatte per sentirti dentro, per farti sentire almeno un po' della mia essenza arrossisco... sono vulnerabile, esposta... nuda... è così che mi sento..è così che mi leggo nelle tue parole.. la tua piccola troia bisognosa di comprensione e rimproveri, di attenzioni e cattiverie, di piacere e dolore. E' in questa scomoda e travolgente posizione che sento chiara la tua capacità di accogliere ogni mio gesto come se fosse unico, con grazia e pazienza, il tuo capire i miei silenzi, accettare le mie brevi risposte, consapevole che dietro a quelle parole misurate c'è un fiume di consonanti e di vocali, di accenti gettati al vento, di sillabe impazzite e impazienti di essere pronunciate. In tutto questo delirio di parole, in tutta questa mia sbalorditiva capacità di essere sempre e comunque confusa, mi chiedo cosa si cela dietro il tuo accettare... il tuo desiderare senza pretendere... quando la mia paura del dolore diventerà puro dolore?  "Vivi senza pensare a quel che sarà la tua vita domani" sarebbe... un sogno... sarebbe assaporare ogni molecola di ossigeno come se fosse il dono più prezioso... apprezzare ogni piccolo gemito., ogni piccolo suono di voce senza il volerlo per se ...senza voler a tutti i costi custodire, trattenere, afferrare le emozioni, ma viverle..., ma aimè la mente pretende e come se pretende, pretende ora e domani, pretende le risposte a domande ancora non poste o ancora non travate. Come vedi, come al solito mi arrampico su fili d'erba che non mi portano mai alla conclusione, non arrivo mai alla finire un discorso senza il dubbio di aver trasmesso tutto quello che penso, sento solo che una piccola parte delle parole fin'ora trattenute e sigillate sottovuoto nella mente sono uscite... quasi in preda ad una convulsione ad una contrazione, quasi fosse un orgasmo di parole calde e bagnate. La penna ha fatto il suo compito, come una piccola cagna che da piacere al suo Padrone, senza sapere dove la condurrà,e cosa ne farà il suo Pardrone di quel piacere, della sua anima. Le parole che non ho detto, sono fatte di lettere che si susseguono come spinte da un vento troppo gelido, lettere che si avvicinano per il freddo, che si scaldano tra loro che si tengono compagnia che si annusano per non dimenticarsi e potersi riconoscere, che si avvinghiano per consuamarsi. Lettere che assieme creano parole dolci, morbide, tenere, che profumano come il fluido della passione, della purezza, del candore. Nell'ingenua voglia di unione quelle stesse lettere si temono e scappano per paura di creare parole inaudite, parole violente, parole che non chiedono perdono, che si infilano come lame nella pelle che la lacerano facendo sanguinare l'anima e la mente. Parole marchiate che lasciano cicatrici profonde, parole che non ho
mai detto, lettere che non so unire... il tuo nome... dolore e passione... crudeltà e tenerezza. Non so dire il tuo nome, non lo so pronunciare... come da bambina, quando temevo che pronunciare le parole potesse cambiare lo scorrere del tempo, potesse modificare il mio piccolo mondo di sogni e di giochi, come se dire "è solo illusione" mi facesse stare meglio, mi facesse sentire protetta e nuda al tempo stesso in un mare di parole che non temo più. Ora gli occhi si fanno lucidi... chiedono riposto... la mente continuerà a produrre milioni di piccole scosse che risvegliano pensieri archiviati, la musica a farmi compagnia e i miei sogni ricorrenti a trascinarmi sul bordo della realtà, al confine con l'illusione, a mangiare piccoli pezzi di cielo per sentire nell'anima il formicolio dell'azzurro...

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